Storia e public history
La storia è la mia passione. Il mio traguardo forse più ambito è stata infatti la Laurea magistrale in scienze storiche, ottenuta, nel 2020, all’Università degli studi di Milano con una ricerca in storia medievale dal titolo Voci di vicinanza. Gli statuti medievali di Minusio e Brissago: uno sguardo su due comunità rurali dell’alto Verbano.
È stato un lungo lavoro in cui ho dato seguito al mio interesse per il territorio ticinese. Ho poi avuto il piacere di presentarlo, nel novembre 2021, a Brissago, durante l’anniversario di adesione alla Confederazione.
Se la storia è la mia passione, ho infatti sempre sentito anche l’esigenza di narrarla, o meglio, come ho compreso in seguito, l’esigenza di farla vivere. C’è l’evento, ma c’è anche, e forse soprattutto, l’avventura dell’indagine. È per questo che ho deciso di concludere i miei studi con un Master di secondo livello in Public e Digital History.
“La Public History è la storia vista, ascoltata, letta e interpretata da un ampio pubblico, una storia cioè che, utilizzando anche formats di presentazione non tradizionali, dando vita a pratiche specifiche di comunicazione, raggiunge una diffusione più ampia della sfera professionale o della comunità scientifica, coinvolge il pubblico senza rinunciare alla complessità interpretativa e alla metodologia scientifica.” — L. Bertuccelli, La Public History in Italia. Metodologie, pratiche, obiettivi, in Paolo Bertella Farinetti, Lorenzo Bertuccelli e Alfonso Botti (a cura di) Public History: discussioni e pratiche, Mimesis, Milano, 2017, p. 76
La Public History vuole condividere con il pubblico il percorso di ricostruzione di un dato fenomeno storico, mettendo a disposizione, in modo trasparente, i metodi e le pratiche del lavoro storiografico. Essa cerca così di fornire una propria risposta all’attuale crisi della storia, derivata proprio dalla mancanza di connessione tra la produzione storiografica e il pubblico, che spesso si affida a tipologie di narrazioni non sempre rigorose nell’applicazione del metodo storico.
La riflessione storiografica acquista un valore sociale quando si è in grado di condividerla con un vasto pubblico, rendendola quindi uno strumento, atto a contribuire alla comprensione della storia e allo sviluppo del pensiero critico, necessario per capire il presente ed agire in esso. Chi pratica la Public History, essendo sia un ricercatore sia un divulgatore, può comporre una narrazione adatta ad un pubblico il più vasto e variegato possibile. Infatti, quando si costruisce un progetto di Public History bisognerebbe partire dalle domande presenti nel pubblico di riferimento, per poi contribuire ad attivare in esso un processo di allargamento della consapevolezza storica e di cittadinanza attiva. Ciò richiede di modulare il discorso in rapporto alle modalità di fruizione e di mantenersi disponibili a modificare il progetto stesso se non soddisfa le aspettative del pubblico oppure se risulta di difficile comprensione.
È quanto ho cercato di mettere in pratica, nel 2022, nel contesto del mio lavoro di diploma per il Master in Public e Digital History, dal titolo L’uomo nella terra del fiume. Ho infatti avuto l’opportunità di lavorare per circa sei mesi alla realizzazione di un progetto di valorizzazione e sviluppo del Parco del Piano di Magadino. Ho collaborato con una squadra a connotazione multidisciplinare, costituita dalla capoprogetto Lorena Rocca, che mi ha incaricato di sviluppare e valorizzare in chiave didattica alcuni contenuti storici attinenti al Piano di Magadino, partendo da un’indagine sulla struttura sociale ed economica delle comunità del Piano dal Medioevo alle soglie dell’Età Contemporanea.
Nella parte da me elaborata ho deciso di dedicare una scheda alle vie di transito e una all’alimentazione. Questa scelta, dal punto di vista metodologico, è stata guidata dalla consapevolezza che il lavoro storiografico consiste prioritariamente nel rivolgere interrogativi al passato in nome dei problemi e delle curiosità del presente. Nello specifico, ho deciso di richiamarmi ai temi della viabilità e della sopravvivenza della vocazione agricola in quanto generano grande coinvolgimento e partecipazione nella popolazione.
La documentazione didattica, che è derivata dal lavoro del gruppo multidisciplinare di cui ho fatto parte, si è concretizzata in uno schedario dal titolo Ho un piano! Missioni ed esplorazioni nel Parco del Piano di Magadino, composto da 32 schede di materiale divulgativo per i docenti e da 83 schede di proposte coinvolgenti destinate agli allievi della scuola dell’obbligo.
La ricerca storica vera è propria è invece stata presentata presso il Dipartimento formazione e apprendimento / Alta scuola pedagogica di Locarno, il 24 ottobre 2023. Alla sezione Documenti è visibile la documentazione relativa.