Disabilità e media digitali
I media digitali, intesi sia come mezzi di comunicazione che come strumenti informatici rappresentano, per me e per molte persone con disabilità, la modalità più efficace per entrare in contatto con il mondo esterno: sono una finestra sul mondo. Grazie a loro è possibile, nonostante disabilità anche importanti:
- studiare: nel mio caso, ad esempio, mi hanno permesso di svolgere compiti ed esami durante la scuola dell’obbligo, di accedere ai corsi universitari tramite le videolezioni, di studiare sui testi in formato digitale, …;
- lavorare: molto infatti può essere fatto, oggi, da remoto. Nel mio caso è stato possibile svolgere uno stage alla RSI accedendo da casa al loro archivio digitale;
- fare politica e cultura: questo sito web è infatti una forma di sensibilizzazione, ma anche tutta la mia campagna elettorale si è basata su: diffusione di video, utilizzo dei social media, della messaggistica, e delle e-mail. Gli strumenti informatici e i media digitali sono stati inoltre fondamentali per scrivere e diffondere tutta una serie di articoli;
- gestire il tempo libero: dallo schermo è infatti oggi possibile gestire la propria agenda, leggere libri e giornali, guardare video, utilizzare videogiochi, …
Su di un piano più generale è quindi possibile dire che la realizzazione di software e hardware specifici ha dato a tutti, anche alle persone con disabilità, modalità personalizzate per gestire gli strumenti digitali che permettono un accesso più pieno e consapevole, in tutti i contesti, dalla scuola, al lavoro, al tempo libero, all’informazione e alla cultura.
Personalmente mi sono avvicinato ai media digitali fin dalla prima elementare, quindi più di 20 anni fa. Quando ho iniziato riuscivo ancora a scrivere usando le mani. Però era sempre più faticoso. Il mezzo informatico è quindi stato introdotto in modo preventivo rispetto a una perdita di funzione. È stato importante in questa fase il ruolo della mia ergoterapista, che si è posta come interfaccia fra le mie necessità e le necessità della scuola.
Il mio primo mezzo digitale è quindi stato il computer con tutte le sue estensioni. Fra queste, hanno particolare importanza i vari mouse che si sono evoluti nel tempo in funzione della mia patologia. Dai primi modelli di trackball, che supplivano la funzione dello spostamento, per me più faticoso, del mouse tradizionale sulla superficie della scrivania, all’odierno tetramouse, che mi permette di controllare il puntatore dello schermo con la bocca.
In seguito, ho iniziato ad utilizzare anche l’iPhone, che, tramite il computer, mi permette di telefonare e di accedere alla messagistica. La mia stessa carrozzella elettrica è in un certo senso un mezzo digitale, in quanto munita di un software che controlla, non solo le funzioni della carrozzella stessa, ma anche la domotica, di cui ho munito la mia abitazione.
Nel mio caso, ma anche di fronte a disabilità sensoriali, il computer è infatti un ausilio che permette di compensare la perdita di funzioni; è uno strumento che migliora l’accessibilità e aumenta l’autonomia.
Più la mia patologia avanza, più le cose che faccio con i mezzi digitali aumentano. Questo anche grazie al progredire della tecnologia, che oggi offre grandi opportunità alle persone con disabilità per partecipare sempre più attivamente e in maniera sempre più mirata alla vita sociale. La tecnologia si configura quindi come uno strumento di integrazione sociale e di crescita democratica e come tale va valorizzata.
Gli strumenti digitali sono tanti e diversificati. Una persona con disabilità non sa di cosa ha bisogno, sa solo quale è la sua difficoltà. È quindi importante che chi si occupa di una persona con disabilità sia informato ed aggiornato rispetto all’evoluzione dei mezzi informatici, ma anche capace di adattarli, trovando anche soluzioni non ortodosse. Questo vuol dire che oggi è sempre più importante che gli operatori lavorino in rete.
Inoltre, i costi sono elevati e non possono essere sostenuti solo dalle persone con disabilità e dalle loro famiglie. È quindi importante il ruolo delle assicurazioni sociali, ma anche delle associazioni private. Il lavoro degli operatori e delle associazioni è infatti fondamentale per calmierare i fattori sociodemografici, quali il titolo di studio, l’età, il reddito, che influiscono nell’adozione e nella diffusione delle nuove tecnologie.
Le applicazioni del digitale sono e saranno sempre più importanti per le persone con disabilità, in quanto costituiscono una preziosa fonte compensativa. Sempre più deficit potranno essere superati tramite lo sviluppo del digitale, permettendo alle persone con disabilità di svolgere funzioni un tempo impensabili.
Un grande campo di sviluppo è, per i disabili motori, ma anche sensoriali, in particolare per i non vedenti o per gli ipovedenti, la possibilità di accedere a comandi verbali sempre più sofisticati.
Un altro aspetto è legato all’interconnessione e all’interoperatività, che permette a un sistema sovrastrutturale di controllare molti dispositivi ad esso collegati, anche da remoto.
L’uso dei mezzi informatici, nella società dell’informazione in cui viviamo, è da considerarsi come un aspetto essenziale della vita di ogni persona, con o senza disabilità. L’accesso alle tecnologie digitali va quindi considerato un diritto primario.
Le tecnologie digitali sono versatili, a dipendenza delle esigenze dell’utente si possono modificare per venire incontro alle sue specificità. Affinché ciò sia possibile è però necessario che gli sviluppatori siano consapevoli che non tutti hanno una piena conoscenza dei mezzi informatici né il pieno controllo delle proprie funzioni motorie, sensoriali e cognitive. Lo strumento digitale fin dalla sua progettazione deve quindi rispondere a criteri di utilizzo e di accesso universali e non unicamente alle logiche del libero mercato. Se si vuole costituire una società realmente inclusiva, anche dal punto di vista digitale, i bisogni delle persone con disabilità, ma anche degli anziani, vanno contemplati all’interno di una strategia complessiva.
Il processo di democratizzazione del mondo informatico deve quindi essere guidato da precise iniziative promosse dalla politica e dalla società civile, che anche in ambito digitale devono far proprio il principio dell’accessibilità.
Un buon esempio in questa direzione è dato dalla Web Accessibility Initiative, promossa, fin dal lontano 1997, dalla World Wide Web Consortium, che definisce tutta una serie di criteri per la realizzazione di siti web accessibili, capaci di permettere la fruizione indipendentemente dall’eventuale disabilità. L’elemento centrale è dato dalla possibilità di accedere alle stesse informazioni a partire da una molteplicità di canali sensoriali.
In mancanza di uno sviluppo significativo di questo processo di sensibilizzazione esiste il rischio concreto che le nuove tecnologie, che da una parte, come visto, possono compensare molte limitazioni dovute alla disabilità, finiscano per creare nuove barriere di utilizzo, che per essere poi superate richiederanno, senza garanzia di risultato, nuovi sforzi ed investimenti.